Sembrava che il Reddito di Cittadinanza dovesse determinare una vera e propria svolta per le famiglie in difficoltà. Alla luce dei primi risultati invece si è rivelata una delusione per molti cittadini.
Delusione Reddito di Cittadinanza tra ritardi, misteri e domande respinte. È del 10 aprile 2019 la notizia dell’INPS che tira le prime somme relative al Reddito di Cittadinanza 2019. Al momento risultano pervenute oltre 806mila domande tra Reddito di Cittadinanza e Pensione di Cittadinanza: il 25% delle richieste è stato presentato nelle regioni del Nord, il 16% in quelle del Centro, il 37% al Sud e il 20% nelle Isole. Le prime due regioni sono Campania e Sicilia; il Lazio è la terza regione, seguita da Puglia e Lombardia, poi Calabria e Piemonte.
Peccato che, oltre al mero resoconto statistico, non si faccia alcun riferimento a quanto, al momento, sia confusionaria la situazione relativa alla gestione e alla lavorazione delle domande. Ricordiamo benissimo i ritardi nei pagamenti del REI e della Naspi non appena queste misure entrarono in vigore. E il Reddito di Cittadinanza pare non essere da meno. Nonostante molte domande risultino già lavorate vi sono evidenti difficoltà nella lavorazione e nel calcolo degli importi spettanti.
Reddito di Cittadinanza, domande respinte ed importi esigui
Molti utenti hanno visto respingere la propria domanda di Reddito di Cittadinanza nonostante il possesso di tutti i requisiti e le rassicurazioni dei vari CAF e Patronati. Altri invece hanno visto accreditarsi somme decisamente esigue rispetto alle spettanze teoriche o comunque alle aspettative. Difficilmente 50 o 100 euro al mese riescono a cambiare la vita di un nucleo familiare in difficoltà .
Il contact center INPS è ormai preso d’assalto da cittadini indignati, e la cosa peggiore è che ad oggi non è possibile avere alcuna informazione in merito alle reiezioni o ai calcoli effettuati. L’Istituto e il Ministero del Lavoro continuano a rimpallarsi le responsabilità. Non si sa chi lavora le domande, non si sa chi stabilisce l’importo da erogare e finché non si riceve la lettera (di accoglimento o reiezione) non si sa nemmeno come presentare domanda di riesame, ricorso o ricalcolo.
Tutto questo condito da una serie di regole ferree, sanzioni e obblighi: quanti di voi si stanno chiedendo se ne vale davvero la pena? E quanti hanno già rivalutato il lavoro in nero? Siamo di fronte all’ennesimo specchietto per le allodole o c’è ancora la speranza che qualcosa possa cambiare?