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Ecco quanto guadagnano CAF e patronati sulle indennità di disoccupazione

da Redazione
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Quanto guadagnano CAF e patronati sulle indennità di disoccupazione Naspi? In alcuni casi, per un’ora di lavoro i ricavi possono anche superare i 6000 euro.


Ecco quanto guadagnano CAF e patronati sulle indennità di disoccupazione. Prima di tutto c’è da dire che molti patronati e CAF legati a sigle sindacali fanno un lavoro davvero onesto e trasparente. Tuttavia, di contro, non possiamo non notare che il servizio che loro oggi forniscono, prima dell’avvento di Mario Monti veniva erogato gratuitamente dalle strutture pubbliche di riferimento.

Di cosa parliamo? Ad esempio di tutte le domande che ad oggi non è più possibile presentare tramite gli sportelli INPS. È vero che bisognava svegliarsi alle 4 di mattina per poi attendere ore interminabili per il proprio turno, ma dall’altro lato avevamo un servizio non solo gratuito ma anche sicuro.

Sicuro perché se l’impiegato INPS sbagliava ad inserire una domanda la colpa era solo dell’INPS, che di per sé provvedeva a modificarla e a ricompilarla. Gratuito perché non bisognava pagare nulla al momento della domanda, ma questo era dovuto dal fatto che essendo l’INPS un istituto pubblico lo sosteniamo già tutti noi pagando imposte e contributi.

Ora invece non solo sosteniamo l’apparato INPS, ma per usufruire dei servizi che ci mette a disposizione dobbiamo anche pagare il patronato o il CAF. Si potrebbe eccepire sostenendo che è possibile provvedere in autonomia, e gratuitamente, con lo SPID, ma molti non sono in grado di gestire l’identità digitale. Inoltre non si tiene conto della libertà di poter rifiutare l’utilizzo di uno strumento digitale e quindi di non essere discriminati.


Indennità di disoccupazione Naspi, una delle presentazioni con cui CAF e patronati guadagnano di più

La prima nota dolente che dobbiamo affrontare è quella della trattenuta sindacale sulla disoccupazione (NASPI, DIS-COLL o DS-AGRICOLA). Molto spesso questa viene applicata a insaputa degli utenti.

Un esempio molto frequente: l’utente si reca al patronato per una domanda di disoccupazione Naspi.
Per l’invio della domanda viene richiesto dal patronato un importo variabile che può andare da 0 a 30 euro.
Per la compilazione della domanda Naspi, se si hanno a disposizione tutti i documenti, ci si possono impiegare dai 5 ai 10 minuti al massimo. Il patronato o CAF poco onesto e trasparente, al momento dell’inserimento della domanda, inserirà anche la trattenuta sindacale.
A questo punto, oltre all’importo (variabile) pagato per la domanda, il disoccupato si troverà nel pagamento di Naspi la decurtazione riferita alla trattenuta sindacale. Tale trattenuta viene applicata alla fonte, cioè dall’INPS, e anche questa varia dai 5 fino ad arrivare in alcuni casi anche a 30/40 euro mensili.


Quanto può guadagnare un CAF o patronato sulla disoccupazione? Ecco i conti shock!

Ipotizziamo una trattenuta sindacale di media, diciamo di 20 euro, euro più euro meno, per una Naspi che dura 24 mesi. Il patronato avrà ricavato dalla disoccupazione dell’utente 480 euro, solo per aver compilato ed inviato la domanda, cioè in 5 minuti netti di lavoro.

Un importo esorbitante se rapportato ad un’ora di lavoro.
Se moltiplichiamo 480 x 12 (cioè le domande di Naspi che possono essere inserite ogni ora) avremo un importo di 5.760 euro. Questo importo è destinato a salire nel momento in cui la trattenuta sindacale sia superiore alle 20 euro mensili.

Ovviamente parliamo di un guadagno su base biennale ogni 12 domande inserite, ma il rapporto guadagno/tempo di lavoro è davvero esorbitante, considerato il protrarsi del guadagno nel tempo, mentre il lavoro di sportello da parte dell’impiegato si esaurisce nell’arco dei 10 minuti sopra indicati.

Paradossalmente possiamo dire che più a lungo il lavoratore rimane disoccupato, più alto sarà il guadagno del CAF o patronato.

Sono pochi i disoccupati che vengono avvertiti, in sede di domanda, della trattenuta che verrà applicata dal sindacato. Per questo molti utenti che si affidano al patronato, e che quindi non hanno la possibilità di controllare i pagamenti online con lo SPID, non scopriranno mai quanto davvero hanno pagato (o stanno pagando) per quella domanda di disoccupazione.

Quel che manca spesso è la trasparenza. Certamente se il disoccupato venisse avvertito di trattenute così alte magari sceglierebbe di presentare domanda tramite SPID o presso altri patronati meno costosi. Per questo possiamo dire che in in molti casi ci troviamo al limite tra la truffa ed il raggiro ai danni del cittadino.


Ulteriori guadagni sui servizi aggiuntivi

Diversi lettori ci hanno rivelato che il patronato a cui si sono affidati, oltre ad avergli fatto pagare la domanda e ad aver applicato la trattenuta sindacale sulla Naspi, hanno preteso un ulteriore pagamento di 25 euro solo per l’invio del modello Naspi-com per l’ultimo mese Naspi, cioè una pratica semplicissima per la quale si impiegano 30 secondi a dir tanto.


Trattenuta sindacale sulle pensioni

Un’altra grande fonte di sostentamento per patronati e CAF sono le trattenute sindacali sulla pensione. Esattamente come accade per i disoccupati, anche i pensionati sono spesso gabbati da qualche patronato disonesto. Spesso ci si approfitta dell’età avanzata, o della loro ingenuità, per applicare silenziosamente la trattenuta sindacale sulla pensione. Anche in questo caso la trattenuta viene applicata a monte, cioè dall’INPS. E poiché l’INPS non invia quasi mai i cedolini di pensione ai pensionati, molti di loro nemmeno si accorgono del furto.

A volte basta che il pensionato si rechi dal patronato per una pratica qualsiasi, che può essere l’ISEE, o il 730, o anche una semplice domanda di ricostituzione di pensione, che viene immediatamente applicata la trattenuta sindacale. Nulla da eccepire se il pensionato è a conoscenza della trattenuta e se sceglie volontariamente di pagarla, ma quando viene applicata all’insaputa del cliente si fatica a non chiamarla truffa. Detta anche sòla, fregatura, raggiro, impostura.

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