L’avevano promesso in campagna elettorale, e così il Governo in carica sta valutando le mosse da fare per togliere di mezzo il tanto amato, quanto odiato, Reddito di Cittadinanza, e sostituirlo con il Reddito di Sussistenza. In esame anche la riduzione della durata della Naspi.
Governo Meloni: dal Reddito di Sussistenza alla riduzione della durata Naspi. Se la disoccupazione è la disgrazia dei popoli, i cui individui rimangono a rischio povertà, i sussidi per chi il lavoro non riesce a trovarlo sono da sempre nel mirino dei governi. Già dall’entrata in vigore del Reddito di Cittadinanza si parlava di “gente che prende il sussidio stando seduta sul divano“, anche se a dirlo era qualcuno comodamente seduto in poltrona, e col cui stipendio ci si sfamerebbero almeno 10 famiglie.
E chi lo deve trovare il lavoro? Il Centro per l’Impiego. E chi lavora al Centro per l’Impiego che fa? Niente, o quasi, perché il lavoro non c’è. Ogni tanto spunta fuori qualche corso di formazione, qualche contrattino da fame a 40 chilometri di distanza. Mettiamoci pure che non hanno rinnovato i contratti ai navigators, probabilmente proprio per questo motivo.
Dal Reddito di Cittadinanza al Reddito di Sussistenza: le parole sono importanti
I rumors di queste ultime settimane si concentrano in particolare sull’abolizione, o la riforma, del Reddito di Cittadinanza. Si vocifera inoltre che possa essere sostituito con un ipotetico Reddito di Sussistenza.
E poiché riteniamo che le parole siano importanti cerchiamo di capire come mai è stata scelta proprio questa parola, cioè sussistenza, per sostituire cittadinanza.
Dal vocabolario Treccani leggiamo:
sussistènza. Quanto è necessario al sostentamento, alle necessità di vita più elementari, di una o più persone: mezzi di s., i denari necessarî per vivere (costituiti dallo stipendio o dal salario, da una rendita, ecc.): essere sprovvisto di mezzi di s.; un individuo, una famiglia che non ha neppure i mezzi di sussitenza; salario di s., appena sufficiente per le necessità prime, elementari (vitto, alloggio, vestiario).
Ben lontano dal primo e più antico significato che la Treccani riporta in merito alla stessa parola: s. f. [dal lat. tardo subsistentia, der. di subsistĕre: v. sussistere]. – Il fatto di sussistere, di esistere, come termine usato in origine per designare l’esserci della sostanza (il latino subsistentia è vicino etimologicamente a substantia); ripreso dalla filosofia scolastica per designare l’esistenza indipendente del soggetto razionale, identificato con la persona, fu usato più tardi generalm. come sinon. di esistenza. Nell’uso poet. ant., con riferimento a Dio: Ne la profonda e chiara sussistenza De l’alto lume (Dante); o alle creature angeliche: quella viva luce … il suo raggiare aduna, Quasi specchiato, in nove s. (Dante), nei nove cori angelici; e alle anime dei beati: Parvemi lì novelle sussistenze Cominciare a vedere (Dante).
Che poi di fatto questa è già l’essenza del Reddito di Cittadinanza, cioè l’erogazione del minimo indispensabile per la sopravvivenza. Non diventerai un re, non ti promettiamo che la banca non ti pignori la casa, e nemmeno che mangerai bene ogni giorno. Ti daremo un po’ meno di ciò che ti può servire per non morire di fame. E dovrai rendicontare ogni mela, ogni pera, e ogni litro di benzina. Il resto te lo fai prestare se hai buone conoscenze.
Ora vogliono dircelo più chiaramente. Non basta semplicemente esistere, non basta essere cittadini italiani per poter beneficiare dei diritti sanciti dalla legge e dalla costituzione, bisogna sub-sistere, cioè stare sotto, sottostare. Ai loro dictat, alle loro regole, alle loro decisioni. Ma subsistere in latino significa anche fermarsi, fermare, fare resistenza, fare opposizione.
Il Reddito di Cittadinanza, necessario quanto umiliante, rampa di lancio per il controllo totale
A parte i famosi furbetti del reddito verso cui tutti amano puntare il dito, la maggior parte delle famiglie beneficiarie del Reddito di Cittadinanza si trovano in condizioni economiche davvero molto difficili. Figli o disabili a carico, spese e bollette da pagare, e i meno fortunati, cioè coloro i quali non hanno una casa di proprietà, devono pagare anche affitto o mutuo. La conversione a Reddito di Sussistenza prevedrebbe comunque una stretta sui requisiti e quindi sulla platea dei beneficiari.
Parlando di abolizione del Reddito di Cittadinanza forse non ci si rende conto di quale catastrofe sociale potrebbe manifestarsi. Perché se il lavoro non c’è nemmeno per chi lo desidera sarà molto difficile trovarne uno onesto; allora sì che potremo parlare di criminalità e illegalità. Anche solo per questo motivo il Reddito i Cittadinanza andrebbe mantenuto, e semmai riformato, ma solo se in meglio. Perché a risparmiare con le tasche degli altri penso che siamo tutti più o meno capaci.
Di contro c’è da dire che il lavoro va preteso. Non basta pretendere il sussidio. Perché questo sussidio è l’anticamera di un progetto ben più ampio che i governanti hanno in serbo per noi. Ne avevamo già parlato in questo articolo, di come il prossimo futuro sia incentrato sul controllo sempre più soffocante di ogni passo, di ogni scelta, di ogni pensiero, di ogni acquisto dei cittadini. E questo può realizzarsi solo grazie alla escalation digitale e al progresso dell’intelligenza artificiale.
Dalla sparizione del contante al controllo di ogni singolo aspetto della vita dei cittadini, il futuro è sempre quello previsto dall’Agenda 2030 del World Economic Forum: “non avrai nulla ma sarai felice”. Che non avremo nulla era chiaro da tempo, già ci stanno lavorando alacremente da decenni. Manca giusto un pizzico di felicità, che al momento non si vede nemmeno all’orizzonte. Per approfondimenti sulla sparizione della moneta fisica vi rimandiamo a questo interessante libro di Leonardo Facco, “Elogio del contante. Propaganda e falsi miti di chi pretende di vietarne l’uso”.
Riduzione della Naspi, “il meccanismo è improduttivo”
L’attacco ai sussidi non si limita al Reddito di Cittadinanza ma viene esteso anche alla disoccupazione. L’idea della riduzione del periodo massimo di Naspi è infatti al vaglio dell’attuale Governo Meloni. Qualche voce proveniente dalla Lega, fa sapere Repubblica, ha descritto il meccanismo dell’attuale sussidio di disoccupazione come “distorsivo e improduttivo“. Ma come può essere produttivo un sussidio di disoccupazione? Sarebbe un vero ossimoro.
Tuttavia chi si è lasciato scappare questa dichiarazione evidentemente dimentica che:
- chi percepisce la Naspi può farlo solo in funzione di un precedente rapporto di lavoro, dunque non si dica che i disoccupati non vogliono lavorare
- la Naspi può essere riconosciuta solo in caso di termine del contratto di lavoro/licenziamento (salvo casi eccezionali previsti dalle dimissioni per giusta causa), dunque semmai la questione da risolvere è quella del precariato
- il meccanismo della Naspi prevede l’iscrizione al centro per l’impiego e la sottoscrizione del Patto di Servizio, se poi il lavoro non c’è la colpa non può di certo essere addossata ai lavoratori in disoccupazione.
Produci, consuma e crepa cantavano i CCCP nel 1986. E allora, se non possiamo produrre né consumare non ci resta che morire. O sub-sistere, scegliete voi se sottostare o resistere.