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Il sito INPS non funziona, domande a stento per tutti gli italiani

da Redazione
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Il sito INPS non funziona, uno dei principali portali informativi al servizio dei cittadini (e non) subisce l’ennesima sconfitta durante una nuova importante sfida, quella di erogare un servizio cruciale a lavoratori, disoccupati e famiglie già messi in ginocchio dall’epidemia COVID-19. Ora si teme per i controlli incrociati sui conti correnti di banche e Poste.


Sito INPS non funziona, domande a rilento per tutti gli italiani, paura per i controlli incrociati suoi conti correnti di banche e Poste. Il problema lo conoscerai sicuramente, perché stai cercando di accedere al sito INPS, che non funziona in questi giorni proprio a causa delle massicce richieste da parte degli utenti. E ti sarai chiesto come sia possibile che di fronte ad una emergenza come questa, gestita “a sportello” (il primo che presenta domanda è il primo ad essere servito), si debbano sopportare simili disservizi, con pena ultima di non poter godere per tempo del tanto agognato aiutino del Governo Conte bis.


Il sito INPS non funziona perché vecchio dentro

Il portale INPS è frutto di un accatastamento interminabile di database, collegamenti, server, sistemi e linguaggi. Certamente l’infrastruttura è enorme, ma per quale motivo ci si chiederà, è così datata nel linguaggio ed addirittura mai rinnovata nel linguaggio di programmazione? Basti un dato su tutti: la versione JQUERY 1.12 utilizzata per il front-end ad uso del pubblico risale all’anno 2016, una eternità, un eone per un ambito informatico in cui prestazioni ed efficienza (…) dovrebbero essere le priorità, nell’interesse di tutti gli utenti senza alcuna distinzione.


La magnificenza di un polpettone informatico simbolo dell’inefficienza pubblica

Nel video di presentazione del rinnovamento tecnologico del portale INPS, pubblicato nel settembre 2019 (ma il linguaggio jquery utilizzato è del 2016!) si fanno i numeri ai cittadini: 4000 server, 900000 tabelle su database di produzione, 3500 applicazioni, 23.2 Petabyte di spazio disco, 360 milioni di righe di codice software – come a dire che essendo grandi gli attributi voi dovete e potete stare tranquilli. Ma le dimensioni non fanno né l’efficienza né la sicurezza: è un modo di pensare l’informatica vecchio, desueto, passato. E ve lo hanno presentato come il massimo della tecnologia disponibile. Probabilmente gli esperti tecnocrati non hanno mai chiesto una consulenza a nessuna azienda leader mondiale nel settore del vero cloud computing, dove la prima regola sta nel replicare e creare tante ridondanze, frammentazioni e sistemi di switch dislocati anzitutto geograficamente.


Il sito INPS non funziona perché frutto dell’italietta da capanna dello zio Tom

Chi male investe o non ha soldi a sufficienza per farlo bene, oppure, avendo a disposizione budget e strutture, non è abbastanza responsabilizzato per una missione nevralgica, che dovrebbe essere gestita non alla carlona, ma proprio come si gestiscono le reti dei servizi di intelligence. Tu che sei un lettore attento avrai anche capito dove vogliamo andare a parare: al controllo incrociato dei conti correnti tra INPS, banche e Poste Italiane che si è “reso necessario” dopo l’abolizione dei modelli di certificazione dell’IBAN. Ma ci torniamo fra due righe, perché questo passaggio è molto importante per far capire a tutti in mano a chi stiamo mettendo le nostre vite e, sostanzialmente, gli affaracci nostri.


Dopo il danno la beffa: il sito INPS non funziona e svela i dati di tutti gli utenti

Ma il problema è sempre relativo a costo/qualità, si dirà… E invece no! Perché tutta l’infrastruttura tecnologica di INPS, in questa sua preistorica magnificenza presentata come avanguardia informatica, è costata agli italiani la bellezza di oltre 560 milioni di euro in 10 anni. Ma con questo budget l’INPS dovrebbe essere in grado di superare Amazon in quanto a prestazioni tecnologiche. L’intreccio del capitalismo di relazione negli affari pubblici parrebbe quindi seguitare a mietere vittime e costi elevatissimi sulle schiene dei sudditi di questa repubblica dei disastri. E se pensi sia tutto, ti sbagli: come giustamente segnalato anche sul sito Fanpage

Se si allarga lo sguardo agli ultimi 15 anni, la cifra che l’INPS ha investito in commesse per l’ammodernamento del proprio sistema informatico sale ancora, 776 milioni di euro. E queste in realtà sono solo le gare d’appalto che INPS ha bandito, perchè sempre leggendo la pagina della trasparenza, scopriamo che il denaro che annualmente viene speso per il settore IT dell’INPS è di 500 milioni all’anno e rappresenta il 35% dei costi complessivi della struttura.

Qui di seguito qualche links di rassegna stampa aggiornata: Il Giornale, Il Fatto Nisseno, Corriere della Sera, Il Messaggero, Qui Finanza, Il Tempo, Il Fatto Quotidiano.


INPS criticata anche da Anonymous Italia

Il tweet farà sicuramente storia, come contro-rivendicazione del gruppo Anonymous, precedentemente indiziato da qualche giornalista come responsabile della falla di sicurezza del sito INPS, che non funziona e continua a non funzionare.

Vorremmo prenderci il merito di aver buttato giù il vostro sito, ma la verità è che siete talmente incapaci che avete fatto tutto da soli, togliendoci il divertimento


Il colpo di grazia: il sito INPS viene collegato a banche e Poste Italiane

Per finire questo drammatico teatro si aggiunge la tragedia. Al fine di limitare gli spostamenti fisici degli italiani è stato abilitato il collegamento incrociato dei conti correnti tra INPS, banche e Poste Italiane allo scopo di controllare che l’IBAN inserito all’interno di una qualunque domanda sia effettivamente intestato a chi sta chiedendo una prestazione. Sorge anche a te qualche perplessità?

L’epilogo lo conosciamo: finirà tutto a tarallucci e vino, perché noi italiani ci lamentiamo tanto, per poi perdonare sempre tutto al nostro carnefice. Ma non è che questa italietta in fondo ce la meritiamo?

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