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La fake del Reddito di Cittadinanza all’estero per giustificarne l’abolizione

da Redazione
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Nella conferenza stampa in cui ha presentato la nuova manovra economica Giorgia Meloni utilizza strumentalmente l’affermazione secondo cui molti percettori del Reddito di Cittadinanza userebbero la carta all’estero, ma l’informazione non è affatto verificata.


La fake del Reddito di Cittadinanza all’estero per giustificarne l’abolizione. Dei percettori del Reddito di Cittadinanza si può dire di tutto: si può dire che lavorano in nero, che hanno la Mercedes del trisavolo in garage intestata al bisnipote, che alla fine comprano sigarette e gratta&vinci. Ma se c’è una cosa che proprio non si può dire è che utilizzano il Reddito di Cittadinanza all’estero. Questo perché la Carta del Reddito di Cittadinanza all’estero non funziona. L’unico motivo esposto dal Governo in conferenza stampa per giustificare l’abolizione del Reddito di Cittadinanza risulta dunque del tutto infondato, oltre che frutto di una campagna di comunicazione costruita sulla mera demagogia.


La Carta Reddito di Cittadinanza all’estero non funziona

Non solo è vietato spendere i soldi del Reddito di Cittadinanza all’estero (e questo non sarebbe certo un ostacolo per commettere un illecito) ma i circuiti esteri di fatto non permettono la trasmissione del pagamento. Ricordiamo che il Reddito di Cittadinanza può essere speso solo tramite la relativa carta prepagata, che viene ricaricata mensilmente dallo Stato. Solo una piccola quota del totale può essere prelevata in contanti. Questa quota è direttamente proporzionale alla scala di equivalenza del nucleo familiare. Ad esempio se il nucleo familiare è composto da una sola persona la scala di equivalenza è pari a 1, quindi l’importo massimo prelevabile in contanti mensilmente è pari a 100 euro. Per una famiglia con 2 adulti e 2 minori la scala di equivalenza è pari a 1,8 quindi l’importo massimo prelevabile mensile è di 180 euro.

Questo per dire che se pure uno dei componenti del nucleo familiare dovesse illegalmente recarsi all’estero non sarebbe certo per fare la bella vita alle Seychelles: in primis perché con 100/200 euro sarebbe un po’ difficile atteggiarsi da sceicco, ma soprattutto perché la carta fuori dall’Italia non funziona.


Perché il governo utilizza una falsa informazione per giustificare l’abolizione del Reddito di Cittadinanza?

Esattamente come è stato fatto per la lotta al contante si fa leva sull’invidia sociale per scatenare una lotta orizzontale tra i cittadini. È la regola del dividi et impera, strategia geniale e funzionale usata da oltre 2000 anni che non ha ancora conosciuto fallimenti. Se il popolo è intento a fare la guerra tra tifoserie, infatti, difficilmente riesce a ragionare con lucidità.

Tuttavia, utilizzare una motivazione falsa a tale scopo, vuole dire che non ci sono argomenti validi a sostegno delle scelte del Governo Meloni sul Reddito di Cittadinanza. Dunque ben vengano azioni di governo che puntano alla rioccupazione delle persone, quale ad esempio l’esonero contributivo per chi assume i percettori di RdC, ma usare tendenziosamente affermazioni non verificate per portare a casa facili consensi, risulta davvero poco dignitoso.

Inoltre, prima ancora di stabilire l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, sarebbe stato necessario applicare tutta una serie di misure per scongiurare disoccupazione e povertà. Invece qui si procede esattamente al contrario. Prima ci dicono che sicuramente il Reddito di Cittadinanza verrà abolito per gli occupabili (che, attenzione, non sono gli occupati), poi ci dicono che “faremo una riforma complessiva perché in un mese non eravamo nella condizione di farlo“. Insomma, famo a fidasse.


L’unione fa la forza

“Eh certo noi lavoriamo per mantenere gli altri”, “Comodo fare la spesa coi nostri soldi”, “Prende più lui di Reddito di Cittadinanza che io di stipendio”. Quante volte avete detto, o sentito, queste frasi?

Ora però cerchiamo di abbandonare bassi sentimenti. È ormai chiaro che in questo paese siamo più o meno tutti in difficoltà, a prescindere da chi ci ricarica la carta, che sia lo Stato o il datore di lavoro. Ed è anche chiaro che la causa dei nostri mali non è certo il vicino di casa che compra pani e panni con l’elemosina di Stato, ma piuttosto coloro i quali negli anni si sono alternati nelle stanze del potere facendo scelte scellerate, con conseguenze disastrose, sul costo del nostro lavoro e della nostra vita. Davvero ci strappiamo le vesti pur di inviare aiuti alle famiglie disagiate dalle altre parti del globo per poi gioire nel vederne altre straziate, disperate e sfrattate qui e ora?

Piuttosto che gridare contro il Reddito di Cittadinanza e chi lo percepisce bisogna unire le forze e chiedere a gran voce delle riforme che siano veramente dalla parte dei cittadini, che puntino ad abbassare il costo del lavoro con una drastica detassazione dello stesso (non con giochini da uno virgola), maggiori tutele per i lavoratori, riequilibrio del costo della vita, difesa dei contratti a tempo indeterminato e misure che tendano a ridurre oneri e pressione fiscale sulle partite IVA. Perché se i dipendenti costano troppo qualcuno inizierà a pensare che forse non sono poi così necessari. E allora saremo, tutti, senza Reddito di Cittadinanza e anche senza lavoro.