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L’aggressività passiva in psicologia viene denominata “comportamento passivo-aggressivo”, definito come un modo volontario e camuffato di esprimere sentimenti di rabbia nascosti che si manifesta tra gli uomini e le donne, in ogni cultura e a tutti i livelli socio-economici (Long, Long & Whitson, 2008).
La persona decide o sente inaccettabile il conflitto che teme come conseguenza della espressione piena della propria rabbia. È come se immaginasse un esito catastrofico allo svelare del proprio pieno vissuto emotivo. Per non dover fare i conti con tutto ciò, la persona decide (spesso inconsapevolmente) di utilizzare canali socialmente più navigabili, sdoganati, che insomma passino quasi inosservati.
Ecco perché:
- L’aggressività passiva conferisce un senso di potere
Tramite la negazione dei vissuti di rabbia, la fuga dalla comunicazione diretta, l’elevazione al ruolo di vittima, l’intralciare il successo degli altri, le persone aggressivo passive producono negli altri la sensazione di trovarsi su un ascensore emotivo. Mediante poi l’inefficienza intenzionale, la procrastinazione e le ritorsioni nascoste, il soggetto passivo aggressivo costringe gli altri ad agire la loro rabbia repressa. Questa capacità di generare la risposta emotiva di un altro rende la persona passivo aggressivo potente. Lui / lei diventa il burattinaio-padrone dell’universo di qualcun altro e determinante del suo comportamento. - L’aggressività passiva è perfettamente razionalizzabile
Spesso chi risponde in maniera passivo aggressiva, ad esempio rinviando attività concordate, mettendo il broncio e lamentandosi manifestando scontento e malumore, tende a far credere di essere indignata, a non comprendere la reazione altrui, ad assumere atteggiamenti vittimistici, giustificando il proprio comportamento e valutando come problematica la reazione dell’altro. Giudicando la propria posizione non discutibile, l’altro diventa nemico e riprova il proprio stato di vittima. - L’antipatia nascosta è socialmente accettabile
Presto i bambini imparano che non sono liberi di esprimere la rabbia apertamente, onestamente e direttamente all’interno delle relazioni. Quell’emozione però non svanisce e non viene gestita adeguatamente. Tanti di noi imparano a manifestarla in modi alternativi, più accettabili socialmente, spesso con comportamenti aggressivo passivi come ironizzare sulla gaffe di un amico, o fare promesse e non mantenerle, procrastinando, trovando scuse, lamentandosi e assumendo atteggiamenti vittimistici ecc. - La risposta passivo aggressiva è conveniente
Se una persona usa una risposta passivo aggressiva non è detto che lo sia di carattere. Alcune conflittualità possono essere ritenute necessarie perché preferibili al confronto chiaro e diretto con altre persone. Il soggetto sceglie una risposta non chiara e frustrante per non dover svelare le proprie carte o imbarcarsi in una discussione che immagina di non volere affrontare. - La rabbia è socialmente intollerabile
La rabbia è una risposta umana naturale. È l’elemento con cui si sviluppano moltissime esperienze umane. Tuttavia, fin da bambini, molti di noi sono martellati dal messaggio che la rabbia è negativa e non va espressa. Durante la fase del nostro sviluppo emotivo, mentre siamo molto suscettibili alla pressione sociale da parte dei genitori, degli insegnanti e degli adulti di riferimento, impariamo che per essere “buoni” occorre evitare un’onesta auto-espressione e occultare i sentimenti di rabbia. - La risposta passivo aggressiva è più semplice dell’assertività
Nessuno di noi nasce con la capacità di comunicare i propri sentimenti in modo emotivamente onesto e diretto. Invece, l’assertività è una capacità che deve essere assimilata dalla persona nell’arco della propria vita e attraverso la sua esecuzione può essere padroneggiata sempre meglio. Difatti le risposte passivo aggressive come tenere il broncio, chiudersi emotivamente, e la comunicazione ambigua sono il segno di un’espressione emotiva incapace di risolvere un conflitto in maniera matura. - È un modo per vendicarsi dolcemente
L’aggressività passiva comprende anche una sfilza di comportamenti volti a “vendicarsi” nei confronti di un’altra persona (o situazione) senza che quest’ultima riconosca la rabbia sottostante tali azioni.Ad esempio: se una persona passivo aggressiva si stima sotto-riconosciuta al lavoro ed è quindi risentita col suo capo, potrebbe darsi malata per due giorni consecutivi, disattendendo ad esempio una scadenza importante che sabota la produttività del suo dipartimento e mette in pessima luce il suo capo che per questo non riceve una promozione. Ecco che un comportamento superficialmente non aggressivo o separato dall’evento finale risulta essere invece effetto dell’ostilità provata ed agita in maniera disfunzionale.
Come in questo esempio, l’aggressività passiva è spesso un ‘crimine di omissione’, è ciò che la persona non ha fatto che indirettamente ha causato un grave problema per l’oggetto della sua rabbia.Ecco che un comportamento superficialmente non aggressivo o separato dall’evento finale risulta essere invece effetto dell’ostilità provata ed agita in maniera disfunzionale. Come in questo esempio, l’aggressività passiva è spesso un ‘crimine di omissione’, è ciò che la persona non ha fatto che indirettamente ha causato un grave problema per l’oggetto della sua rabbia.
Attenzione! l’aggressività passiva può sembrare più conveniente nel breve termine perché salva la persona dal confronto e dall’esercitare le proprie capacità assertive. Di fatto, in un’ottica più lungimirante questo tipo di comportamento può essere molto più costoso, rendendo le relazioni faticose e disfunzionali.