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NASPI / Se lavori l’INPS ti cancella il sussidio

da Redazione
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Strane storie di disoccupazione: quando il vuoto normativo disincentiva la rioccupazione penalizzando chi vuole lavorare

Tutta la normativa legata alla Naspi risulta ancora oggi estremamente complessa. Una serie infinita di obblighi e cavilli burocratici continuano a generare incertezza e paura per chi percepisce il sussidio. Nei casi peggiori danno vita a veri e propri drammi personali e familiari. Ne sono una testimonianza i commenti di molti utenti, rimasti di fatto fregati da regole non scritte e un Istituto che non tutela la scelta, più che saggia, di lasciare il sussidio per ricominciare a lavorare.

Per questo vogliamo portare all’attenzione dei nostri lettori le situazioni più frequenti in cui rischiano di incappare lasciando il sussidio per un nuovo posto di lavoro.

* DIMISSIONI DA UN RAPPORTO DI LAVORO CON CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO INTRAPRESO DURANTE LA NASPI

* LICENZIAMENTO NEL PERIODO DI PROVA DI UN NUOVO RAPPORTO DI LAVORO CON CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO DURANTE LA NASPI

DIMISSIONI DA UN RAPPORTO DI LAVORO CON CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO INTRAPRESO DURANTE LA NASPI

Riportiamo il punto 2.10.a.1  della Circolare INPS 94/2015:

Al termine del periodo di sospensione l’indennità riprende ad essere corrisposta per il periodo residuo spettante al momento in cui l’indennità stessa era stata sospesa[…] Si precisa che la sospensione e la ripresa della prestazione avvengono d’ufficio e che a tal fine è ininfluente l’eventuale cessazione anticipata per dimissioni del lavoratore.

Di fatto esiste, ed è scritta, la possibilità di dimettersi da un rapporto di lavoro (non è specificato se a tempo determinato o indeterminato) che sia stato intrapreso durante la Naspi e che abbia quindi sospeso la prestazione. In diversi casi, però, molti lettori ci hanno segnalato che le cose non sono andate proprio come si sperava.

Per darvi un esempio di ciò che può accadere abbiamo scelto la testimonianza di Alessia:

Alessia *****
3 giugno 2017 alle 09:18
“…Il 30 Aprile 2017 ho perso il lavoro per termine naturale del contratto. Ho fatto subito richiesta di Naspi attraverso i sindacati. All’ufficio dell’INPS mi dicono che la domanda è stata accettata fino a settembre 2018. Contestualmente ricevo una nuova proposta di lavoro a tempo determinato della durata di 3 anni. Conosco, da esperienze precedenti, la realtà che mi sta offrendo il contratto e ho qualche dubbio sul firmare, ma dall’altra parte preferirei continuare ad avere un lavoro (preciso che lo stipendio che andrei a prendere sarebbe praticamente simile alla quota di disoccupazione che mi è stata riconosciuta). Inizio ad informarmi sulle possibilità che potrei avere di firmare ed, eventualmente, licenziarmi dopo poco (giusto per capire se l’ambiente di lavoro è cambiato rispetto al passato) potendo poi riattivare la Naspi. All’ufficio vertenze del sindacato a cui mi sono appoggiata mi spiegano che avendo fatto domanda di disoccupazione io ho già acquisito il diritto a riceverla e che se mi licenziassi nel periodo di prova potrei ricominciare a percepirla. Mi sembra quasi troppo bello per cui vado direttamente all’Inps della mia città a chiedere conferma e chiamo anche il call center dell’Inps per avere un quadro completo. Dopo aver raccolto 4 testimonianze tutte a favore del fatto che avrei potuto licenziarmi nel periodo di prova ed anche fino a prima del compimento del 6° mese e avrei potuto riattivare la disoccupazione (nell’ordine ne ho avuto conferma da: CALL CENTER INPS, 3 ADDETTE ALLO SPORTELLO INPS DELLA MIA CITTA’ e UNA ADDETTA ALLO SPORTELLO DI UN’ALTRA PROVINCIA, CHE e’ QUELLA IN CUI LAVORO) mi sono convinta di avere un piccolo paracadute di sicurezza se nel primo periodo le cose non fossero andate bene. Avrei potuto firmare, bloccare la disoccupazione, andare al lavoro ed eventualmente licenziarmi entro i primi 6 mesi e riattivare la Naspi. Bene! Mi decido e firmo. Giovedì scorso, l’altro ieri, vado al solito ufficio Inps a comunicare la firma del contratto e la conseguente interruzione della Naspi e mi viene detto, dal direttore in persona, che avendo firmato un contratto più lungo di 6 mesi (il mio è un determinato per 3 anni part time a 15 ore la settimana) la mia pratica Naspi viene a essere chiusa definitivamente e che decade il mio diritto a riattivarla anche se mi licenziassi nel periodo di prova o entro i primi 6 mesi. L’unica possibilità che ho è di licenziarmi per giusta causa o di farmi licenziare. Ora, io mi chiedo come sia possibile che le addette allo sportello dell’ufficio diretto da questo soggetto mi abbiano detto esattamente il contrario. Da avere 4 testimonianze che mi tranquillizzavano sul fatto di avere una piccola finestra temporale in cui poter decidere di dimettermi senza perdere niente, mi sono ritrovata ad aver perso tutto: diritto alla disoccupazione acquisito, comunque, versando sudati soldi negli anni passati, e mi ritrovo obbligata a rimanere al lavoro anche se per x motivi io non mi trovassi più bene perché altrimenti rimarrei senza stipendio e senza disoccupazione.”

Cosa sarebbe dovuto accadere?
A nostro avviso l’INPS avrebbe dovuto ripristinare la Naspi sospesa ed erogare le giornate rimanenti.

Cosa è effettivamente accaduto?
L’INPS ha fatto decadere la Naspi con la seguente motivazione: il contratto firmato era a tempo determinato superiore a 6 mesi quindi, anche se la lavoratrice ha dato le dimissioni prima dei 6 mesi di lavoro, e comunque all’interno del periodo di prova, la Naspi è considerata ormai decaduta e le dimissioni non sono più valide. In questo caso Alessia, colpevole di aver accettato un rapporto di lavoro, non solo non può accedere alla vecchia Naspi ma, avendo dato le dimissioni, non può nemmeno presentare una nuova domanda.

LICENZIAMENTO NEL PERIODO DI PROVA DI UN NUOVO RAPPORTO DI LAVORO CON CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO DURANTE LA NASPI

Un altro caso significativo è quello di Danilo che, a differenza di Alessia, non si è dimesso ma è stato licenziato durante il periodo di prova. 

Danny *****
04/09/2017 alle 14:22

“Buongiorno vorrei spiegare un po’ la mia situazione, sono entrato in naspi in giugno 2016 con durata prevista fino a tutto maggio 2018, purtroppo mi è successa una situazione inverosimile, in pratica mi chiama una ditta per un colloquio di lavoro che va a buon fine e vengo assunto dal 3 luglio 2017 con contratto di 6 mesi ma me tapino non faccio neanche in tempo a comunicare all’ Inps l’avvenuta assunzione che vengo chiamato telefonicamente dal titolare della ditta il 5 luglio nella quale mi comunica il licenziamento per mancato superamento della prova con soli 2 gg lavorati, fin qui nulla di strano può succedere, ma il problema incomincia con l’inps che asserisce che la nuova domanda di naspi(poiché ho dovuto rifarla per superamento di 181 gg di contratto anche non avendoli lavorati) non può esser accolta perché mancano i 30 gg di lavoro effettivi dopo la prima naspi.Io mi chiedo e vi chiedo se sia mai possibile che ad un padre di famiglia con prole in età da asilo possa essere sottratta una decina di mesi che avrei dovuto ancora “godere”, che colpa avrei io se mi han fatto lavorare 2 gg di m**** e poi mi han licenziato come uno straccio che non serve più? Si parla tanto di aiuti alle famiglie ma adesso cosa farò? Vorrei tanto piangere ma so che non aiuterebbe i miei figli …ergo che fare? Non ho neanche ricevuto lettera di licenziamento , soldi dei 2 gg lavorati ,busta paga …quindi ho perso tutto? è questa la mia patria? adesso lo stato sarà felice non ho più naspi e lavoro ho perso 9000 euro che ancora mi spettavano direi che forse potrebbe esser induzione al suicidio? all’omicidio? All’autodistruzione delle famiglie? chiedo aiuto per dei consigli se ancora si può far qualcosa… e chiedo scusa per gli sfoghi che voi non meritate e alle persone che leggeranno il mio post vorrei dire che fino ad due mesi fa non pensavo di trovarmi in mezzo a dei dubbi amletici ed esistenziali , vi ringrazio a priori e spero di trovare la forza per tirarmi su”

Cosa sarebbe dovuto accadere?
A nostro avviso l’INPS avrebbe dovuto ripristinare la Naspi sospesa ed erogare le giornate rimanenti considerato che, anche se il rapporto di lavoro sarebbe dovuto durare 181 giorni, e quindi più di 6 mesi, Danilo ha effettivamente lavorato solo 2 giornate.

Cosa è effettivamente accaduto?
L’INPS ha fatto decadere la Naspi con la seguente motivazione: il contratto firmato era a tempo determinato superiore a 6 mesi quindi, anche se il lavoratore è stato licenziato prima dei 6 mesi di lavoro, e comunque all’interno del periodo di prova, la Naspi è considerata ormai decaduta e non è possibile ripristinarla. In questo caso Danilo, non solo non può accedere alla vecchia Naspi ma, avendo percepito la Naspi per più di un anno, non può neanche presentare una nuova domanda in quanto non è più in possesso del requisito delle 30 giornate di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi.

Questi sono solo alcuni esempi di come il disoccupato non solo venga penalizzato per il solo fatto di voler ricominciare a lavorare, ma sia anche disincentivato a farlo di nuovo in futuro.

Noi di PrevidenzaFacile vogliamo continuare segnalare le ingiustizie di un sistema spesso fallace, pubblicando le vostre storie e i vostri commenti.

La nostra speranza è che qualcuno rimetta mano a questa normativa che così com’è lascia troppo spazio alle interpretazioni personali e di comodo, costringendo lavoratori e disoccupati a vivere in una condizione di timore ed incertezza, privandoli, di fatto, della possibilità di scegliere le sorti della propria vita.

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