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Tecnocrazia e libertà: ecco perché valutare seriamente la decrescita digitale

da Redazione
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Dal Sistema di Identità Digitale all’IDPAY, dalla realtà aumentata al Metaverso: in breve tempo la tecnocrazia sta assestando colpi durissimi alla nostra società, attraverso una escalation digitale precettata e rapidissima, privata di qualsiasi processo elettivo. Ai cittadini viene negato quell’insieme di garanzie, come la trasparenza e la completezza di informazioni, che sono la base della democrazia e dei suoi più importanti principi. Le persone comuni vivono quindi una condizione dissonante, ignorando i rischi di un futuro distopico che è già attualità.


Tecnocrazia e libertà: ecco perché valutare seriamente la decrescita digitale. Ci sembra quasi normale oggi parlare di un’app per i pagamenti, dopo che ci siamo piegati all’Identità Digitale e al Green Pass. Per anni abbiamo letteralmente chinato il capo sullo smartphone per qualunque futile motivo, e allora perché dovremmo preoccuparci dell’IDPAY? Per quale motivo dovrebbe spaventarci il Metaverso se la nostra vita è già scandita da notifiche pressoché inutili? Questo argomento ci sta particolarmente a cuore, in questo articolo cerchiamo quindi di stimolare i nostri lettori ad uno sguardo più attento: ripensare il futuro è davvero semplice se si analizza attentamente il presente.

Chi fino ad oggi ha seguito, anche a grandi linee, le vicende politiche del nostro paese, sa che di progresso digitale non ne ha mai parlato quasi nessun partito. A parte le famose stampanti 3D di Beppe Grillo, il futuro digitale così come ci viene imposto oggi non è mai stato argomento di discussione per nessun leader politico. Le ultime campagne elettorali si sono infatti svolte al suono dei soliti slogan, ma nessuno ha mai pensato di portare alta la bandiera dello sviluppo digitale.

Eppure, nonostante ormai il governo sia formato da quasi tutto l’arco parlamentare, avverso il quale non esiste vera opposizione, Draghi & co. si stracciano le vesti nelle sedi istituzionali, aprendo le porte dell’Italia prima a Klaus Schwab ed ora a Mark Zuckerberg.

Si sta facendo passare sotto traccia un cambiamento epocale, dandolo praticamente per scontato. Si tratta di uno dei più rodati metodi della tecnocrazia. Tutto viene spacciato come processo naturale e irreversibile, non irrisorio ma inesorabile proprio come la pioggia o l’eruzione di un vulcano, e per questo non viene dato spazio al alcun dibattito.


IDPAY, un sistema scelto da un ministro non casuale

L’IDPAY è un sistema di pagamento digitale lanciato dal Ministro per l’Innovazione tecnologica la Transizione Digitale (ministero inventato di sana pianta nel 2021). “Transizione” significapassare da uno stato di cose ad un altro“. E l’utilizzo della parola “transizione” non sembra proprio casuale: avrebbero potuto utilizzare le parole sviluppo, progresso, crescita, e invece no. Il Governo vuole transire, andare oltre, trapassare. Un cambiamento così radicale della società umana, che potrebbe addirittura essere paragonato a quello scatenato da un evento catastrofico come una glaciazione o l’impatto di un meteorite.

Vittorio Colao ha recentemente dichiarato che l’app IDPAY (acronimo di Identità Digitale Payment) potrebbe già essere realtà prima della fine del 2022. Servirà probabilmente ad erogare rimborsi, bonus e sussidi di stato: disoccupazione, cassa integrazione, malattia, maternità, e forse anche il Reddito di Cittadinanza. Si renderà necessaria, esattamente come la Carta RDC, per rendere consuetudinario il pagamento elettronico e farci dimenticare i contanti, dando la possibilità ai sistemi informatici (controllati da chi?) di spiare ogni nostro movimento, scelta, acquisto. Permetterà inoltre alle banche di guadagnare su ogni pagamento. In questo articolo un buon approfondimento sul curriculum del ministro.


Con la tecnocrazia i contanti spariscono come i diritti, senza appello

Insieme all’IDPAY deve passare la non troppo segreta, e tanto auspicata, sparizione del contante. Perché, come già predetto dal World Economic Forum, “nel 2030 non avrete niente ma sarete felici” (attenzione ovviamente all’utilizzo della seconda persona plurale). Ma chi ha già deciso per noi un futuro di questo tipo? Perché qualcuno si arroga il diritto di stabilire una cultura di massa della felicità (!!!), imponendone le dinamiche politiche, stabilendo il diametro della nostra intimità?

Molti cittadini italiani non pensano che i loro conti bancari potrebbero venir spenti, oppure prosciugati. È bene invece essere consapevoli del fatto che tutto questo potrebbe davvero realizzarsi se si concretizzasse il sogno della finanza apolide, ovvero quello di eliminare la moneta fisica, potendo così spiare e gestire movimenti, frequentazioni e acquisti di ogni cittadino. Basti pensare che oggi vogliono imporci la temperatura a cui dobbiamo impostare i nostri condizionatori, e possono farlo realmente. Non è difficile quindi immaginare quanto sarà semplice stabilire un limite di spesa giornaliero o mensile e globale, o il tipo di acquisto che possiamo o non possiamo fare. Per quanto sembri ingiusto, pazzesco e delittuoso è davvero realistico e possibile: basterà un click per rovinare la vita di una persona.

Non ci credete? Guardate come funziona il credito sociale cinese, in vigore già dal 2015. Pensate che la Cina sia troppo lontana dalla cultura europea? Siete troppo ottimisti: il credito sociale è già realtà in alcuni comuni italiani, gli hanno solo cambiato nome.


Il Governo lavora per il Metaverso, non per gli italiani

Il Metaverso creato da Mark Zuckerberg non è altro che una piattaforma digitale, una sorta di pianeta alternativo e dematerializzato, all’interno del quale lorsignori vorrebbero farci vivere. E quindi lavorare, viaggiare, divertirci, stabilire relazioni, eccetera. Una realtà virtuale alternativa, una sorta di matrix, nella quale vorrebbero immergerci, allontanandoci sempre di più dalla natura, dalla nostra natura umana, dal mondo reale e dal suo universo spirituale.

Dunque, da una parte questa tecnocrazia ci vuole imporre regole ferree, con la scusa della tutela ambientale, dall’altra ci pianificano un futuro fatto di strumentazione digitale invasiva, altamente inquinante ed elettromagnetismo. Ma qualcuno ci ha mai chiesto se abbiamo bisogno di tutto ciò e se lo desideriamo realmente?

Un cambiamento così radicale della società e delle abitudini umane dovrebbe passare perlomeno attraverso un vero dibattito, che dia la possibilità ai cittadini di ottenere gli strumenti per comprendere realmente i pro e i contro di questa cosiddetta “transizione”.

È dunque chiaro il motivo per cui i governi sono così interessati al Metaverso. Questa nuova realtà cambierà profondamente ogni aspetto della vita sociale, economica e politica dei popoli. Chissà quali saranno le opportunità che questa nuova tecnologia porterà agli italiani, ormai ridotti alla fame


Decrescita digitale, ecco perché è necessaria

La crescita esponenziale dell’utilizzo dei sistemi informatici non ha limiti. Nessuno ha ancora pensato che ci debba essere una linea rossa da non superare, eppure i lati oscuri della tecnologia sono già tantissimi. Sono legati alla nostra libertà, alla nostra sicurezza, alla nostra riservatezza e soprattutto alla nostra salute.

Se è vero che l’economia e la tecnologia esistono per permettere all’essere umano una vita più agiata e dignitosa, garantendo il benessere di ogni individuo, è necessario che ciò avvenga realmente. Si deve quindi partire dal presupposto che i processi di cambiamento e di sviluppo non debbano ledere i diritti naturali dell’uomo.

Ma come può un sistema basato sull’irradiazione di onde elettromagnetiche favorire il benessere? L’evoluzione dei sistemi tecnologici può passare dall’innalzamento dei limiti di emissioni elettromagnetiche calpestando di fatto il diritto alla salute dei cittadini?

Queste sovrastrutture egemoniche, definite tecnocrazia anche per descrivere un meccanismo di dominio aberrante e perverso in un solo termine linguistico, si presentano quindi con un biglietto da visita pessimo già ad un primo sguardo: un sistema che ignora colpevolmente anche soltanto i principi di precauzione, ed una condivisione e discussione collettiva di questioni fondamentali, rappresenta piuttosto la causa di gravissimi problemi che non la soluzione degli stessi.

Ripensare il progresso tecnologico perseguendo una decrescita digitale significa ripensare al futuro ponendo il focus su libertà, salute ed ecologia, per un cambiamento che abbia cura dell’ambiente e degli individui che lo vivono.

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