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Truffa INPS, mai comunicare IBAN e dati personali per telefono

da Redazione
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Truffa telefonica INPS, si fingono funzionari per comunicare che c’è un pagamento arretrato a nostro favore e con la scusa ci chiedono di confermare i dati personali. Per poi rivenderli ad organizzazioni di malfattori


Truffa INPS, mai comunicare IBAN e altri dati personali per telefono. Per chi non conosce a fondo il mondo tecnologico e digitale è impensabile che i dati anagrafici di una persona possano rientrare in un redditizio mercato nero. Eppure sono miliardi e miliardi i dati che ogni anno vengono rubati ai cittadini per finire nelle mani di organizzazioni non esattamente benefiche. Nome, cognome, data di nascita, indirizzo di residenza, coordinate bancarie, codice iban, condizione familiare e lavorativa. Sono tutte informazioni importanti che possono essere utilizzate in modo disonesto e per portare a termine attività illecite o altre truffe.

Per lo stesso motivo sarebbe importante non indicare nessun nostro dato personale o sensibile all’interno di piattaforme social, tanto più se i nostri profili sono pubblici e possono essere letti da chiunque.


Truffa INPS per rubare dati personali e codice iban

Si sa, i truffatori sono spesso molto fantasiosi. Da qualche tempo hanno iniziato a chiamare sul cellulare (rigorosamente con numero privato) utenti INPS per informarli che c’è un pagamento arretrato di un tot di euro che devono ricevere , e con la scusa chiedono conferma telefonica del codice IBAN.

Tra questi utenti possiamo trovare solitamente pensionati o percettori di disoccupazione Naspi. Il malcapitato che riceve la telefonata spesso crede realmente che dall’altra parte della cornetta ci sia un funzionario INPS per due motivi:

  • il truffatore comunica alcuni dati anagrafici già in suo possesso, ad esempio nome, cognome e data di nascita: questo permette al truffatore di avere una credibilità
  • il truffatore comunica che c’è un pagamento arretrato che l’INPS deve liquidare a favore della vittima: questo permette al truffatore di agganciare la fiducia del malcapitato che a quel punto, pur di ricevere subito quel pagamento, comunica tutti gli altri dati, compreso il codice IBAN.

Ricordate che in nessun caso e per nessun motivo l’INPS chiederà mai i vostri dati tramite telefono, men che meno il codice IBAN, per la conferma del quale spesso è necessaria addirittura una attestazione di titolarità del conto corrente.

D’altronde, se l’INPS già vi sta pagando una prestazione, per quale motivo dovrebbe chiedervi l’IBAN per telefono visto che è già in suo possesso?

Inoltre quando ci sono degli arretrati da corrispondere l’INPS solitamente invia una lettera informativa contestualmente al pagamento.


Cosa ci fanno con tutti questi dati personali?

Il mercato dei dati personali per gli hacker è molto redditizio. Di fatto tutti questi dati vengono spesso scambiati o venduti in massa ad altrettante organizzazioni criminali specializzate in truffe, sia dal vivo che online.

Alla base della truffa, oltre alla credulità della vittima, ci devono essere sempre delle condizioni che la rendono credibile. Come ad esempio lo sciorinamento di tutta una serie di informazioni personali che fanno davvero credere alla vittima che si tratti di una situazione reale. Il truffatore, dopo aver catturato la fiducia della vittima, potrebbe chiedere ulteriori dati come ad esempio password e codici di accesso. Questi dati, contestualmente ad una buona capacità di hacking, potrebbero veramente dare la possibilità ai truffatori di mettere a segno il colpo.

Addirittura in alcuni casi vengono inviati dei messaggi agli utenti con dei link che rimandato a siti, molto simili a quelli ufficiali, in cui viene richiesto di allegare documenti per confermare l’identità digitale dell’utente. Ne abbiamo parlato qui. Il furto d’identità online è una delle truffe più redditizie.

Dunque il solo fatto di avere i dati personali permette al truffatore di fare chissà cosa, ma è fondamentale per la buona riuscita di una eventuale seconda truffa. Per questo bisogna tenere sempre gli occhi aperti. E quando avete dei dubbi chiamate sempre gli enti di riferimento per chiedere conferma di quanto vi è stato comunicato.

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